6, Lug 2024
La pubblicità nei canali regionali sardi: scarso coinvolgimento del pubblico

In un’epoca in cui la pubblicità rappresenta uno degli strumenti principali per le aziende per raggiungere i propri clienti, emerge una questione fondamentale: vale davvero la pena investire in pubblicità sui canali regionali della Sardegna?

Analizzando attentamente il livello di coinvolgimento del pubblico, la risposta sembra inclinare verso un netto “no”.

I canali televisivi regionali dovrebbero svolgere un ruolo significativo nel mantenere vive le tradizioni culturali e linguistiche della Sardegna, offrendo contenuti specifici e locali che difficilmente trovano spazio nei media nazionali.

Tuttavia, quando si tratta di pubblicità, l’efficacia di questi canali è messa in discussione da vari fattori che contribuiscono a un coinvolgimento del pubblico estremamente basso, quasi nullo.

Uno dei principali problemi riscontrati è il basso coinvolgimento del pubblico, tranne l’emittente “Videolina”, che conserva ancora ottimi numeri, questo grazie alla buona qualità dei contenuti offerti, qualità che manca in tutte le altre emittenti.

Studi recenti hanno evidenziato come gli spettatori sardi tendano a preferire il web, i social e i canali nazionali per l’intrattenimento e l’informazione, lasciando i canali regionali con una quota di mercato irrisoria. Questo fenomeno si traduce in un’audience limitata e frammentata, che riduce significativamente l’impatto delle campagne pubblicitarie.

Qualità dei Contenuti: Spesso i contenuti offerti dai canali regionali non riescono a competere in termini di qualità e varietà con quelli dei canali nazionali e internazionali. La mancanza di risorse e professionalità si riflette in programmazioni poco accattivanti.

Tecnologia e Accessibilità: L’avvento delle piattaforme di streaming e la diffusione di Internet hanno modificato le abitudini di consumo dei media. Molti spettatori preferiscono contenuti on-demand, riducendo ulteriormente il tempo dedicato alla televisione tradizionale, specialmente quella regionale.

Target Demografico Limitato: I canali regionali tendono a rivolgersi a un pubblico più anziano, meno incline a cambiare abitudini di visione ma anche meno interessante per la maggior parte di categorie di inserzionisti.

    L’investimento in pubblicità sui canali regionali della Sardegna è un investimento sbagliato per diverse ragioni:

    Ritorno sull’investimento (ROI): Il costo per raggiungere un pubblico ristretto e poco coinvolto può risultare sproporzionato rispetto ai benefici attesi. Le aziende non vedranno mai un incremento nelle vendite o nella notorietà del marchio, anche con un investimento ridotto da 100/200 euro, non si otterrà alcun ritorno.

    Alternativa dei Social Media: Le piattaforme di social media offrono strumenti di targeting più precisi e costi spesso inferiori, con la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, oltre a permettere interazioni dirette con i consumatori.

    Adattamento dei contenuti: Gli inserzionisti devono spesso adattare i loro contenuti per renderli rilevanti per il pubblico locale, un processo che può richiedere ulteriori investimenti senza garantire un ritorno adeguato.

      In conclusione, i canali regionali della Sardegna svolgono un ruolo cruciale nella preservazione della cultura locale, se non si desidera fare “beneficenza” alla TV regionale, essi non rappresentano un investimento pubblicitario vantaggioso.

      La combinazione di un’audience ridotta, cambiamenti nelle abitudini di consumo e l’efficacia dei media digitali suggeriscono che gli inserzionisti dovrebbero scartare qualsiasi forma di pubblicità nelle tv regionali sarde, e considerare alternative più moderne (web e social) e mirate per le loro campagne pubblicitarie.

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      Le ricerche 2023 in Italia
      18, Gen 2024
      Disponibile il report Google sulle ricerche 2023 in Italia

      Le ricerche 2023 in Italia

      Google nel report annuale “Un Anno di Ricerche su Google in Italia”, rivela le tendenze di ricerca che hanno definito quest’anno. Il report non mostra i termini più cercati in assoluto, ma quelli con il maggiore aumento di ricerche nell’anno.

      Tra gli argomenti più ricercati in Italia ci sono stati Jannik Sinner, Romelu Lukaku e Peppino di Capri, oltre a temi come il “Lutto nazionale”. Google ha anche rivelato anche le tendenze globali, con “The Beatles”, “Leonardo Da Vinci” e “Cristiano Ronaldo” al top delle ricerche mondiali.

      Il report delle ricerche google è un dato molto importante per la gestione SEO.

      Che cos’è la SEO?

      Ovviamente è un acronimo inglese, perché figuriamoci se potevamo stare senza un acronimo inglese, SEO significa “Search engine optimisation”, molto semplicemente, ottimizzazione per i motori di ricerca.

      Più nello specifico, come suggerisce il nome, possiamo definire la SEO come una serie di tecniche e di best practices che influenzano il modo in cui gli algoritmi dei motori di ricerca interpretano il contenuto di ogni singola pagina web e cercare poi migliorarne il posizionamento nei risultati di ricerca per una determinata keyword.

      Ci sono 3 fattori principali che condizionano la SEO:

      Il primo è ovviamente l’utente, cioè la persona che naviga a Internet, il secondo sono i motori di ricerca quindi Google Bing e tutti gli altri, il terzo sono le persone come noi, come te che stai leggendo questo articolo, cioè persone che hanno un sito web e creano dei contenuti.

      Facciamo un esempio facile per capirci al volo: quando una persona cerca su internet, ad esempio le migliori scarpe da calcetto, vogliono che Google mostri loro i risultati che abbiano più a che fare possibile con i termini che loro hanno cercato, quindi in poche parole la cosa principale è andare incontro alle esigenze dei clienti.

      Ma come funziona esattamente questa cosa? In che modo arrivano i risultati migliori agli utenti?

      Per raccogliere le informazioni da una pagina, i bot dei motori di ricerca scannerizzano l’intero sito web e creano un indice di ogni pagina che questo sito possiede, quando i bot finiscono questo processo entrano in gioco gli algoritmi, che valutano centinaia di fattori per determinare quali pagine dovrebbero apparire tra i risultati, ovviamente per una specifica ricerca e in quale specifica posizione dovrebbero appunto apparire.

      Fare SEO sul nostro sito vuol dire cercare di far capire a Google che il nostro contenuto è quello migliore da far vedere all’utente per una determinata stringa di parole chiave.

      Gli step per migliorare una strategia SEO possono essere davvero tanti, vi elenco quelli principali

      Partiamo dalla prima basic, cioè ottimizzare il proprio sito. Il nostro sito deve funzionare bene, che cosa vuol dire questa cosa? Sul nostro sito non ci devono essere errori e la navigazione per i nostri utenti deve essere sempre il più fluida e veloce e ottimizzata possibile, quindi se io clicco un bottone e si apre dopo tre minuti, io sul sito non ci sto più. Idem con la velocità di caricamento, insomma il sito deve tecnicamente funzionare molto bene, e questo è il primo step, controllare se il sito funziona bene e se ci sono dei problemi o degli errori.

      Io consiglio sempre Semrush, digiti il nome del tuo dominio e lui ti dice tutti gli errori che ci sono, da quelli più gravi a quelli meno gravi, in modo da poter andare a sistemare gli errori.

      Dopo aver controllato se il nostro sito ok, dovremmo avere una mappa delle buyer persona come prossimo step.

      Non possiamo vendere a tutti, dobbiamo avere un target ben preciso, vendiamo più alle donne o più agli uomini? A tutti e due? Giovani o anziani?

      Dobbiamo avere tutte queste informazioni per cercare di creare contenuti targetizzati, che rispondono alle esigenze del nostro pubblico, altrimenti rischiamo di sparare nel mucchio e di guadagnarci molto poco, ricordatevi sempre che è sempre meglio vendere a 10 che sono interessati, piuttosto che proporre di vendere a mille e poi te ne compro solo uno.

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      GOOGLE compie 25 anni: Una storia di successo e di pubblicità
      27, Set 2023
      GOOGLE compie 25 anni: Una storia di successo e di pubblicità

      In questo arco di tempo l’azienda si è affermata come primo player pubblicitario mondiale. Ripercorriamo i momenti più importanti di questo percorso che oggi guarda con crescente attenzione all’intelligenza artificiale

      Una storia di successo nata in un garage dalle menti di Larry Page e Sergey Brin. Oggi Google compie 25 anni e festeggia con un Doodle autocelebrativo. Un arco di tempo in cui l’azienda si è affermata come primo player pubblicitario mondiale, rivoluzionando la search e la pubblicità online, e arrivando oggi a focalizzare il suo impegno e i suoi investimenti sull’intelligenza artificiale.

      Eppure, quando è stato lanciato, Google non era il primo motore di ricerca, ma ne esistevano di più noti come per esempio Altavista. In un breve periodo, però, il motore di ricerca si è affermato grazie a un algoritmo capace di esplorare la rete e indicizzare le pagine web a partire dal numero e dalla qualità dei link ricevuti. Il resto è storia: Google è diventato famoso per la sua indiscutibile capacità di aiutare le persone a raggiungere le informazioni desiderate in modo rapido e preciso, cambiando i nostri comportamenti ed entrando nel vocabolario comune. Una presenza capillare e diversificata che spazia da YouTube a Maps, fino a Gmail e Android e a tantissimi altri servizi di uso quotidiano.

      Un percorso che poche altre aziende possono vantare e che abbiamo deciso di rivivere attraverso le principali tappe evolutive di Google, dalla nascita in un garage di Menlo Park fino agli ultimi sviluppi nel campo dell’Intelligenza artificiale.

      GOOGLE, UN’EVOLUZIONE INARRESTABILE ALL’INSEGNA DELLA PUBBLICITÀ

      1996: Google viene fondata in un garage da Larry Page e Sergey Brin. Inizialmente doveva chiamarsi “googol”, per richiamare la vastità del web, ma per un errore di trascrizione l’azienda assunse quella che è l’attuale denominazione.

      2000: è l’anno in cui Big G ha lanciato il primo prodotto pubblicitario online self-service al mondo, AdWords, con cui ha iniziato a vendere i suo ben noti annunci associati a parole chiave di ricerca. Una rivoluzione per il mercato che solo nel primo anno ha generato 70 milioni di dollari di entrate pubblicitarie, coinvolgendo circa 350 spender.

      2004: il 19 agosto Google sbarca sui listini del Nasdaq fissando il prezzo di una singola azione a 85 dollari. Oggi Alphabet, la holding che controlla Google, capitalizza circa 1,62 trilioni di dollari (nel 2005 il valore era di “soli” 52 miliardi di dollari).

      2006: la Borsa permette a Google di reperire i capitali necessari per crescere attraverso acquisizioni. Il 2006 è l’anno di YouTube, un business oggi multi-miliardario grazie ad abbonamenti e pubblicità.

      2007: è in quest’anno che Google compie un’acquisizione fondamentale, sborsando 3,1 miliardi di dollari per assicurarsi DoubleClick, tra i principali network per l’acquisto di pubblicità online divenuto presto un perno dell’offerta del colosso di Mountain View. È l’inizio dell’era cookie-based, destinata però a finire nel 2024.

      2008: Google entra nel segmento browser con il lancio di Chrome, che oggi vanta una quota del 63,5% a livello mondiale (fonte Gs.Statcounter).

      2011: c’è anche qualche incidente di percorso nella storia di Google. Si chiama Google+ ed è un social network lanciato dodici anni fa per competere con Facebook e Twitter. Verrà chiuso ad aprile del 2019.

      2015: viene costituita Alphabet, holding di cui fanno parte Google e tutte le altre società create da Big G. Nello stesso anno viene rinnovato il logo aziendale.

      2017: Google finisce sotto la lente d’ingrandimento delle autorità regolatorie europee. Dalla Commissione Ue arriva una maxi-multa da 2,7 miliardi di dollari per aver favorito i propri servizi di shopping. Seguiranno altri contenziosi e altre sanzioni.

      2019: Google entra nel mercato dei videogame con Stadia. Il servizio verrà chiuso a gennaio di quest’anno.

      2023: oggi Google è il primo player pubblicitario a livello globale. Basti pensare che nel secondo trimestre del 2023 ha generato 58,1 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria (+3,1%).  

      La search, il ramo di advertising legato al motore di ricerca, ha totalizzato entrate per 42,6 miliardi di dollari, con una crescita di quasi il 5%. I ricavi pubblicitari di YouTube, invece, sono aumentati del 4,4% a quota 7,67 miliardi.

      Dati che permettono all’azienda di guidare la classifica degli operatori di digital advertising. Secondo Statista, infatti, nel 2023 la società assorbirà il 38% degli investimenti globali, staccando sul podio Meta (18%) e Amazon (7%). Oggi Google ha più di 70 uffici in 50 paesi.

      GOOGLE, IL FUTURO SI TINGE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

      Come saranno i prossimi 25 anni di Google? La direzione è nel segno dell’intelligenza artificiale, tanto a livello di servizi quanto di pubblicità. Su questa scia, il colosso statunitense ha infatti lanciato quest’anno Bard, un chatbot basato sull’intelligenza artificiale generativa e sull’apprendimento automatico creato sul modello LaMDA.

      L’attenzione all’AI è stata confermata anche in una recente comunicazione ai dipendenti dal CEO Sundar Pichai in cui si leggeva che “nel corso del tempo, l’intelligenza artificiale rappresenterà il più grande cambiamento tecnologico a cui assisteremo nella nostra vita. È più grande del passaggio dal computer desktop al mobile e potrebbe essere più grande di Internet stessa. È un ricablaggio fondamentale della tecnologia e un incredibile acceleratore dell’ingegno umano. Rendere l’intelligenza artificiale più utile per tutti e implementarla in modo responsabile è il modo più importante con cui porteremo a termine la nostra missione per i prossimi 10 anni e oltre”.

      Nel frattempo a maggio, Google ha annunciato nuove soluzioni per la pubblicità AI-powered. 

      Anche nel caso della pubblicità la strada è tracciata: l’AI è destinata ad avere un impatto sempre più rilevante sulla search e non solo. L’obiettivo potenziare e semplificare il lavoro dei brand, spaziando dalla creatività al targeting di una campagna fino alla sua scalabilità.

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      Canali Whatsapp
      26, Set 2023
      Canali WhatsApp, seguire ciò che ti interessa in “riservatezza”

      Oggi siamo felici di presentare i canali: un modo semplice, affidabile e privato per ricevere aggiornamenti importanti da persone e organizzazioni direttamente su WhatsApp.

      Whatsapp sta implementando i canali in una nuova tab chiamata Aggiornamenti, dove troverai lo stato e i canali che scegli di seguire separati dalle chat con amici, familiari e community.

      I canali sono uno strumento di trasmissione con cui gli amministratori possono inviare testo, foto, video, adesivi e sondaggi.

      Per aiutare a scegliere i canali da seguire, hanno sviluppato una directory con possibilità di ricerche dove trovare hobby, squadre sportive, aggiornamenti di autorità locali e tanto altro. Puoi anche accedere a un canale tramite link d’invito ricevuti in chat, via e-mail o pubblicati online.

      Whatsapp dichiara di aver sviluppato un servizio di trasmissione più privato disponibile, innanzitutto proteggendo le informazioni personali sia degli amministratori che dei follower. Se sei amministratore di un canale, il tuo numero di telefono e la tua immagine del profilo non verranno mostrati ai follower. Allo stesso modo, se segui un canale il tuo numero di telefono non verrà mostrato all’amministratore o agli altri follower. Chi decidi di seguire è una tua scelta ed è privata.

      Così come avviene per i messaggi, anche gli aggiornamenti dei canali non devono durare per sempre. Per questo motivo, la cronologia dei canali resterà sui server per un massimo di 30 giorni e aggiungeranno funzioni per far sì che gli aggiornamenti smettano di essere visibili ancora prima nei dispositivi dei follower. Gli amministratori potranno anche bloccare gli screenshot e gli inoltri dal loro canale.

      Infine, sarà consentito agli amministratori di decidere se rendere il proprio canale visibile nella directory o meno e chi potrà seguirlo.

      I canali sono pensati per raggiungere un pubblico ampio, pertanto non sono crittografati end-to-end per impostazione predefinita. I canali crittografati end-to-end possono essere utili per un pubblico ristretto, come nel caso delle no profit o delle organizzazioni sanitarie.

      Per il lancio dei canali, è stato scelto di collaborare con autorevoli voci internazionali e organizzazioni selezionate in Colombia e a Singapore. Qui i canali sono stati resi disponibili inizialmente per sviluppare e adattare l’esperienza, oltre a scoprire di più su questa funzione. A oggi, in Italia è presente, ma è in continuo sviluppo.

      Naturalmente, le persone continueranno a usare WhatsApp per l’invio di messaggi privati tra amici, familiari e community, e questa sarà sempre la nostra priorità. La creazione dei canali è un passo importante che i nostri utenti ci chiedevano di fare da anni. Senza dubbio il momento giusto per introdurre uno strumento di trasmissione semplice, affidabile e privato.

      Come creare un canale WhatsApp su Android

      Se siete in possesso uno smartphone Android, potete creare un canale WhatsApp seguendo le seguenti indicazioni:

      Aprite l’app WhatsApp

      Recatevi sulla scheda Aggiornamenti

      Toccate l’icona + (o equivalente) e selezionate la voce Nuovo canale

      Toccate su Inizia e seguite le indicazioni visualizzate

      Aggiungete un nome al canale per completare la creazione del vostro canale. Fatto questo, avrete anche la possibilità di personalizzare il canale aggiungendo una descrizione e un’icona

      Infine, toccate su Crea canale per completare la procedura.

      Come creare un canale Whatsapp su iPhone

      Se siete in possesso un iPhone, potete creare un canale WhatsApp seguendo le seguenti indicazioni:

      Aprite l’app WhatsApp

      Recatevi sulla scheda Aggiornamenti

      Toccate la voce Crea canale

      Toccate su Inizia e seguite le indicazioni visualizzate

      Aggiungete un nome al canale per completare la creazione del vostro canale. Fatto questo, avrete anche la possibilità di personalizzare il canale aggiungendo una descrizione e un’icona.

      Al momento, non tutti gli account hanno la possibilità di creare un canale. Questa possibilità verrà estesa nei prossimi mesi.

      Come trovare un canale WhatsApp

      Sia su Android che su iPhone potete facilmente trovare e aggiungere nuovi canali. Vediamo come procedere:

      Aprite l’app di WhatsApp

      Toccate sulla scheda Aggiornamenti

      Fate tap sul pulsante + e poi sulla voce Trova canali

      Scegliete il canale a cui iscrivervi (potete anche usare il campo di ricerca posto in alto) facendo tap sul pulsante + posto di fianco ad esso.

      Non ha funzionato?

      Se queste indicazioni non hanno funzionato, si tratta di un fatto non dipendente dalla marca e dal modello del dispositivo, a volte è necessaria una breve attesa prima che una nuova funzione sia disponibile per tutti. Ti consigliamo di utilizzare sempre la versione più recente di Whatsapp che puoi trovare su Google Play o su App Store.

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      Curiosità

      Competenze di Marketing, le 7 skills essenziali per avere successo
      8, Apr 2023
      7 competenze di Marketing essenziali

      Oggi parliamo di un argomento che ci sta particolarmente a cuore perché parliamo delle competenze che bisognerebbe avere secondo noi per fare il marketing digitale, e non solo.

      Il mondo del Digital marketing lo sappiamo si è espanso in maniera esponenziale negli ultimi 10 anni, includendo una serie di competenze infinite, sono presenti tantissime cose dentro il marketing digitale, c’é SEO, c’è il designer, ci sono i contenuti, ci sono i video, ci sono i blog, ci sono i siti, c’è la tecnica, un sacco di roba da dire, ma in tutto questo mare di cose.

      Quali sono secondo noi quelle più importanti, quelle che bisognerebbe avere a prescindere da tutto, vediamo oggi insieme le più importanti.

      Ambizione

      Iniziamo con il botto, in maniera controversa. L’ambizione in questo caso non è intesa come darwiniana, la legge del più forte, sono un leone che ti mangia altrimenti non sopravvivo, no, l’ambizione è intesa come sfida contro te stesso o te stessa.

      Tra sei mesi, se continuo ad utilizzare le stesse strategie, le stesse tattiche, continuo a fare le stesse cose, produrre gli stessi contenuti, quello non andrà mai bene nel mondo del marketing di oggi, che sappiamo si evolve alla velocità della luce e anche forse un po’ più veloce, quindi l’ambizione è imparare sempre e non fermarsi mai, cercare sempre di capire che cosa sta succedendo nel mercato, quali sono i nuovi trend, cosa posso imparare di nuovo, quali competenze posso aggiungere al mio curriculum, cercare di migliorare sempre le mie strategie di marketing, renderle perfette per il mio pubblico di oggi, che ve lo dico già non sarà mai pubblico di tra 6 mesi.

      La comunicazione

      Comunicare è fondamentale!

      La comunicazione con gli altri è la prima e forse anche l’unica cosa che conta, non importa che tu sia un freelancer, che tu sia un libero professionista con qualche collaboratore, che tu sia una grande azienda, che tu sei un colosso mondiale, nella vita non importa chi tu sia o cosa tu faccia, comunicare con gli altri è sempre la cosa più importante, devi capire come parlare al tuo pubblico, cosa sono le cose che funzionano meglio, comunicare con i tuoi collaboratori, con i tuoi fornitori, con il tuo mercato in generale, perché se non capisci come parlare alle persone, non c’è assolutamente modo di avere un successo che si possa definire davvero tale.

      E’ importante, perché ti verrà richiesto in un certo momento della tua vita di presentare qualcosa a qualcuno, che sia magari andare ad un evento, proporre i tuoi risultati, cercare di proporre un nuovo lavoro a un nuovo cliente, in qualche modo bisognerà presentare dei dati, delle informazioni, e questo includerà anche in automatico il doverle presentare proprio fisicamente, se non sappiamo come farlo potrebbe essere un problema.

      I dati

      Una delle competenze più importanti é avere confidenza con i dati.

      Circa 50 anni fa qualcuno disse questa famosissima frase, “metà della mia spesa pubblicitaria é sprecata, il problema è che non so quale metà”.

      Oggi potrebbe non servire questa frase, perché abbiamo la fortuna di avere tantissimi dati a disposizione, ma il vero focus, non è capire quanti dati abbiamo, è imparare a leggere questi dati.

      Gli specialisti del marketing digitale, devono essere a proprio agio nell’interpretazione dei dati e dei comportamenti degli utenti su larga scala, questa cosa infatti è ciò che consente agli esperti di marketing di essere agili e scaltri nell’adattare strategie, campagne, per essere sempre più performanti.

      Tutto il marketing è basato sui dati, ci sono i dati e vanno utilizzati, i dati ci servono a collaborare con gli altri, ci servono a presentare a un potenziale cliente il tuo prodotto o la tua azienda, a chi si rivolge? da chi é seguita?

      Tutte queste cose insieme sono il motivo per cui avrete o non avrete successo.

      Imparare a “giocare” con gli altri

      Imparare a giocare bene con gli altri é essenziale, non bisogna essere una squadra perché si lavora insieme, bisogna essere una squadra perché si lavora in sinergia l’uno con l’altro.

      Non siamo un’isola e non siamo autonomi rispetto a tutto il resto che ci gira intorno, soprattutto nel mondo del marketing, tutto é collegato, è tutto un insieme, non possiamo fare tutto da soli, ognuno di noi sarà bravo in tante cose, ma non possiamo essere specializzati in tutte le cose.

      Per questa ragione dobbiamo imparare ad avere sinergia con tutti gli altri che ci circondano, bisogna imparare a “giocare” anche con gli altri, anche quelli che non ci stanno simpatici, anche perché più un ambiente è diversificato, più funziona meglio, più avremo idee, più avremo creatività.

      Senza confronto non andiamo da nessuna parte, è esattamente questo il motivo per cui collaborare con gli altri, non soltanto con gli altri del nostro team, ma con tutti le altre aziende.

      Può essere un grande vantaggio, il rispetto degli altri, questa cosa in pochi hanno imparato a farla con intelligenza.

      Conoscere tutto, ma specializzarsi in qualcosa

      Essere un jolly di tutto, ma padrone di una specialità.

      Siamo tutti bravi a fare delle cose, magari siamo bravi anche a farne tante, ma non siamo bravi a farle tutte, ed è proprio per quello che negli ultimi anni si è diffusa sempre di più questa idea di marketing orizzontale e verticale.

      Marketing che orizzontalmente ha tante competenze diverse in diversi ambiti, quindi è importante avere tante competenze orizzontali in diversi campi, ma padroni di una specialità in modo verticale, avere quella capacità, che sappiamo fare bene solo noi, quindi, tante competenze orizzontali e una bella competenza verticale.

      Capire la SEO

      Capire la SEO, tra le competenze più importanti da avere per il content marketing la seconda è la SEO.

      Risultati che provengono da oltre 10.000 offerte di lavoro di content marketing su Monster e Indeed che sono due colossi per la ricerca di lavoro in cinque paesi di tutto il mondo, ma perché alla fine così importante perché senza SEO non possiamo andare da nessuna parte.

      Senza SEO non sapremo mai come si cercano i nostri potenziali clienti, non sapremo mai su quali parole lavorare, non sapremo mai che i contenuti creare, ed è per questo che è molto molto importante, anzi fondamentale, capirne l’importanza e capirne le basi fondamentali.

      Raccontare la tua storia

      Presentare la tua storia, creare empatia e curiosità con il tuo interlocutore, cliente o collaboratore.

      Da anni si parla di storytelling, è importante per fare la differenza tra un prodotto che va e un prodotto che non va, un prodotto che ha una storia e un prodotto che non ce l’ha, si racconta una storia per rendere quell’azienda unica, riconoscibile tra le altre, questo per dare un senso al perché la gente dovrebbe comprare o servirsi della tua azienda, quali sono i benefici che ne trarranno.

      I prodotti che vanno meglio sono anche quelli che hanno le recensioni migliori, quelli per cui le persone farebbero pazzie, ma non perché è bello, bella la confezione o altro, perché mi aiutano, perché mi fanno fare delle cose migliori di prima, perché mi migliorano l’organizzazione.

      La storia di chi siamo, del perché facciamo, quello che facciamo, e come possiamo aiutare le persone, lo storytelling è diventato più importante nel marketing digitale e di qualsiasi altra cosa, perché il comportamento degli utenti online è diventato molto più sofisticato, una foresta di annunci, messaggi di prodotto, avere una storia riconoscibile può attrarre e ricostruire fedeltà al nostro marchio per tantissimo tempo.

      I dati delle dashboard di Google analytics e Google console, possono raccontarti una storia, dimostrano perché il pubblico è stato coinvolto però magari poi se n’è andato, le opportunità per le storie sono ovunque. Sfruttate la vostra storia, perché è l’unica cosa che avete e che siete, perché fate quello che fate, senza usarla, vi perdete una grossa grossa fetta di mercato, perché non è vero che non interessa a nessuno, bisogna solo capire come raccontarlo nel modo migliore, impara, sperimenta e cresci nel marketing digitale.

      Queste competenze di marketing, per noi sono quelle più importanti, sono quelle che contano di più, e forse vi sarete resi conto che non sono neanche tutte hard skills, anzi, la maggior parte sono soft skills, perché sono quelle che veramente ci legano come gruppo e in generale come brand e soprattutto fanno legare a noi tutti i nostri potenziali clienti.