6, Lug 2024
La pubblicità nei canali regionali sardi: scarso coinvolgimento del pubblico

In un’epoca in cui la pubblicità rappresenta uno degli strumenti principali per le aziende per raggiungere i propri clienti, emerge una questione fondamentale: vale davvero la pena investire in pubblicità sui canali regionali della Sardegna?

Analizzando attentamente il livello di coinvolgimento del pubblico, la risposta sembra inclinare verso un netto “no”.

I canali televisivi regionali dovrebbero svolgere un ruolo significativo nel mantenere vive le tradizioni culturali e linguistiche della Sardegna, offrendo contenuti specifici e locali che difficilmente trovano spazio nei media nazionali.

Tuttavia, quando si tratta di pubblicità, l’efficacia di questi canali è messa in discussione da vari fattori che contribuiscono a un coinvolgimento del pubblico estremamente basso, quasi nullo.

Uno dei principali problemi riscontrati è il basso coinvolgimento del pubblico, tranne l’emittente “Videolina”, che conserva ancora ottimi numeri, questo grazie alla buona qualità dei contenuti offerti, qualità che manca in tutte le altre emittenti.

Studi recenti hanno evidenziato come gli spettatori sardi tendano a preferire il web, i social e i canali nazionali per l’intrattenimento e l’informazione, lasciando i canali regionali con una quota di mercato irrisoria. Questo fenomeno si traduce in un’audience limitata e frammentata, che riduce significativamente l’impatto delle campagne pubblicitarie.

Qualità dei Contenuti: Spesso i contenuti offerti dai canali regionali non riescono a competere in termini di qualità e varietà con quelli dei canali nazionali e internazionali. La mancanza di risorse e professionalità si riflette in programmazioni poco accattivanti.

Tecnologia e Accessibilità: L’avvento delle piattaforme di streaming e la diffusione di Internet hanno modificato le abitudini di consumo dei media. Molti spettatori preferiscono contenuti on-demand, riducendo ulteriormente il tempo dedicato alla televisione tradizionale, specialmente quella regionale.

Target Demografico Limitato: I canali regionali tendono a rivolgersi a un pubblico più anziano, meno incline a cambiare abitudini di visione ma anche meno interessante per la maggior parte di categorie di inserzionisti.

    L’investimento in pubblicità sui canali regionali della Sardegna è un investimento sbagliato per diverse ragioni:

    Ritorno sull’investimento (ROI): Il costo per raggiungere un pubblico ristretto e poco coinvolto può risultare sproporzionato rispetto ai benefici attesi. Le aziende non vedranno mai un incremento nelle vendite o nella notorietà del marchio, anche con un investimento ridotto da 100/200 euro, non si otterrà alcun ritorno.

    Alternativa dei Social Media: Le piattaforme di social media offrono strumenti di targeting più precisi e costi spesso inferiori, con la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, oltre a permettere interazioni dirette con i consumatori.

    Adattamento dei contenuti: Gli inserzionisti devono spesso adattare i loro contenuti per renderli rilevanti per il pubblico locale, un processo che può richiedere ulteriori investimenti senza garantire un ritorno adeguato.

      In conclusione, i canali regionali della Sardegna svolgono un ruolo cruciale nella preservazione della cultura locale, se non si desidera fare “beneficenza” alla TV regionale, essi non rappresentano un investimento pubblicitario vantaggioso.

      La combinazione di un’audience ridotta, cambiamenti nelle abitudini di consumo e l’efficacia dei media digitali suggeriscono che gli inserzionisti dovrebbero scartare qualsiasi forma di pubblicità nelle tv regionali sarde, e considerare alternative più moderne (web e social) e mirate per le loro campagne pubblicitarie.

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      Curiosità

      GOOGLE compie 25 anni: Una storia di successo e di pubblicità
      27, Set 2023
      GOOGLE compie 25 anni: Una storia di successo e di pubblicità

      In questo arco di tempo l’azienda si è affermata come primo player pubblicitario mondiale. Ripercorriamo i momenti più importanti di questo percorso che oggi guarda con crescente attenzione all’intelligenza artificiale

      Una storia di successo nata in un garage dalle menti di Larry Page e Sergey Brin. Oggi Google compie 25 anni e festeggia con un Doodle autocelebrativo. Un arco di tempo in cui l’azienda si è affermata come primo player pubblicitario mondiale, rivoluzionando la search e la pubblicità online, e arrivando oggi a focalizzare il suo impegno e i suoi investimenti sull’intelligenza artificiale.

      Eppure, quando è stato lanciato, Google non era il primo motore di ricerca, ma ne esistevano di più noti come per esempio Altavista. In un breve periodo, però, il motore di ricerca si è affermato grazie a un algoritmo capace di esplorare la rete e indicizzare le pagine web a partire dal numero e dalla qualità dei link ricevuti. Il resto è storia: Google è diventato famoso per la sua indiscutibile capacità di aiutare le persone a raggiungere le informazioni desiderate in modo rapido e preciso, cambiando i nostri comportamenti ed entrando nel vocabolario comune. Una presenza capillare e diversificata che spazia da YouTube a Maps, fino a Gmail e Android e a tantissimi altri servizi di uso quotidiano.

      Un percorso che poche altre aziende possono vantare e che abbiamo deciso di rivivere attraverso le principali tappe evolutive di Google, dalla nascita in un garage di Menlo Park fino agli ultimi sviluppi nel campo dell’Intelligenza artificiale.

      GOOGLE, UN’EVOLUZIONE INARRESTABILE ALL’INSEGNA DELLA PUBBLICITÀ

      1996: Google viene fondata in un garage da Larry Page e Sergey Brin. Inizialmente doveva chiamarsi “googol”, per richiamare la vastità del web, ma per un errore di trascrizione l’azienda assunse quella che è l’attuale denominazione.

      2000: è l’anno in cui Big G ha lanciato il primo prodotto pubblicitario online self-service al mondo, AdWords, con cui ha iniziato a vendere i suo ben noti annunci associati a parole chiave di ricerca. Una rivoluzione per il mercato che solo nel primo anno ha generato 70 milioni di dollari di entrate pubblicitarie, coinvolgendo circa 350 spender.

      2004: il 19 agosto Google sbarca sui listini del Nasdaq fissando il prezzo di una singola azione a 85 dollari. Oggi Alphabet, la holding che controlla Google, capitalizza circa 1,62 trilioni di dollari (nel 2005 il valore era di “soli” 52 miliardi di dollari).

      2006: la Borsa permette a Google di reperire i capitali necessari per crescere attraverso acquisizioni. Il 2006 è l’anno di YouTube, un business oggi multi-miliardario grazie ad abbonamenti e pubblicità.

      2007: è in quest’anno che Google compie un’acquisizione fondamentale, sborsando 3,1 miliardi di dollari per assicurarsi DoubleClick, tra i principali network per l’acquisto di pubblicità online divenuto presto un perno dell’offerta del colosso di Mountain View. È l’inizio dell’era cookie-based, destinata però a finire nel 2024.

      2008: Google entra nel segmento browser con il lancio di Chrome, che oggi vanta una quota del 63,5% a livello mondiale (fonte Gs.Statcounter).

      2011: c’è anche qualche incidente di percorso nella storia di Google. Si chiama Google+ ed è un social network lanciato dodici anni fa per competere con Facebook e Twitter. Verrà chiuso ad aprile del 2019.

      2015: viene costituita Alphabet, holding di cui fanno parte Google e tutte le altre società create da Big G. Nello stesso anno viene rinnovato il logo aziendale.

      2017: Google finisce sotto la lente d’ingrandimento delle autorità regolatorie europee. Dalla Commissione Ue arriva una maxi-multa da 2,7 miliardi di dollari per aver favorito i propri servizi di shopping. Seguiranno altri contenziosi e altre sanzioni.

      2019: Google entra nel mercato dei videogame con Stadia. Il servizio verrà chiuso a gennaio di quest’anno.

      2023: oggi Google è il primo player pubblicitario a livello globale. Basti pensare che nel secondo trimestre del 2023 ha generato 58,1 miliardi di dollari di raccolta pubblicitaria (+3,1%).  

      La search, il ramo di advertising legato al motore di ricerca, ha totalizzato entrate per 42,6 miliardi di dollari, con una crescita di quasi il 5%. I ricavi pubblicitari di YouTube, invece, sono aumentati del 4,4% a quota 7,67 miliardi.

      Dati che permettono all’azienda di guidare la classifica degli operatori di digital advertising. Secondo Statista, infatti, nel 2023 la società assorbirà il 38% degli investimenti globali, staccando sul podio Meta (18%) e Amazon (7%). Oggi Google ha più di 70 uffici in 50 paesi.

      GOOGLE, IL FUTURO SI TINGE CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

      Come saranno i prossimi 25 anni di Google? La direzione è nel segno dell’intelligenza artificiale, tanto a livello di servizi quanto di pubblicità. Su questa scia, il colosso statunitense ha infatti lanciato quest’anno Bard, un chatbot basato sull’intelligenza artificiale generativa e sull’apprendimento automatico creato sul modello LaMDA.

      L’attenzione all’AI è stata confermata anche in una recente comunicazione ai dipendenti dal CEO Sundar Pichai in cui si leggeva che “nel corso del tempo, l’intelligenza artificiale rappresenterà il più grande cambiamento tecnologico a cui assisteremo nella nostra vita. È più grande del passaggio dal computer desktop al mobile e potrebbe essere più grande di Internet stessa. È un ricablaggio fondamentale della tecnologia e un incredibile acceleratore dell’ingegno umano. Rendere l’intelligenza artificiale più utile per tutti e implementarla in modo responsabile è il modo più importante con cui porteremo a termine la nostra missione per i prossimi 10 anni e oltre”.

      Nel frattempo a maggio, Google ha annunciato nuove soluzioni per la pubblicità AI-powered. 

      Anche nel caso della pubblicità la strada è tracciata: l’AI è destinata ad avere un impatto sempre più rilevante sulla search e non solo. L’obiettivo potenziare e semplificare il lavoro dei brand, spaziando dalla creatività al targeting di una campagna fino alla sua scalabilità.

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